giovedì 12 maggio 2011

LE MANI NELLA TERRA

Qualche giorno fa ho iniziato a fare un lavoretto semplicissimo all'aria aperta: ho strappato dei giunchi d'erba da alcune aiuole che devono essere risistemate.
I minuti passavano e l'erba nella terra era sempre meno, il sole mi baciava e gli uccelli cinguettavano, le mani erano sempre più sporche e il mio naso era inebriato dai profumi della natura.
E' bastata una "misera" mezz'ora in questa situazione quasi bucolica a farmi dimenticare le paranoie che mi porto dentro in questo periodo.
Il profumo dell'erba tagliata e l'odore della terra umida nelle mie mani mi ha riportato a quando ero bambino, a quella spensieratezza, e all'idea che c'è una via di fuga dal proprio cervello e dalla sua iperattività inutile.
Non servono droghe o alcol.
Basta fermarsi a guardare la natura e provare ad immergersi in questa quiete.
Sarà perchè non sono credente, e quindi penso che l'essere umano provenga solo e soltanto dagli elementi naturali (e in essi deve tornare): più vado avanti e più comprendo che il progresso umano, essenziale per vivere meglio, debba essere compensato necessariamente dal ritorno ad antiche abitudini e debba cedere al richiamo della natura.
E' proprio l'animale che è in noi a chiedercelo.

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